Viviamo in un tempo paradossale: l’informazione è ovunque, ma la conoscenza è sempre più fragile. Basta aprire uno smartphone per sentirsi esposti a un flusso ininterrotto di contenuti: video di 30 secondi che spiegano modelli economici complessi, podcast da 5 minuti che promettono competenze manageriali, caroselli social che riassumono anni di studio in poche slide colorate.
Siamo nell’epoca del sapere veloce, dove tutto è accessibile, ma quasi nulla si sedimenta davvero. La velocità sostituisce la profondità e il rischio è quello di formare generazioni piene di nozioni, ma povere di strumenti.
In questo scenario, la formazione universitaria ha una responsabilità cruciale. Deve offrire una formazione: lenti processi di costruzione del pensiero, esperienze complesse, occasioni per sbagliare, riflettere, migliorare. Deve restituire senso all’apprendere.
Ecco perché LIUC crede in un principio antico ma potentissimo: si impara facendo. La conoscenza teorica è importante, ma è l’esperienza a tenerla viva.
Casi reali, project work, confronto con le imprese, laboratori immersivi, lavoro in gruppo, problem-solving pratico: tutto questo è la vera essenza del processo formativo. Perché si diventa manager, ingegneri, imprenditori o consulenti agendo, confrontandosi, trovando soluzioni in contesti reali.
A questo si aggiunge un’altra dimensione decisiva: le competenze trasversali.
Sono competenze che non si apprendono per osmosi, né si improvvisano in azienda. Vanno allenate, con costanza, lungo tutto il percorso universitario. Vanno inserite nei piani di studio, riconosciute e valorizzate. E in LIUC è possibile.
Fondata nel 1991 da oltre 300 imprenditori, LIUC nasce proprio con l’obiettivo di colmare il divario tra formazione accademica e mondo del lavoro. E lo fa attraverso un modello educativo unico nel panorama italiano, dove esperienzialità e competenze trasversali sono parte integrante del percorso universitario.
Alla LIUC, ogni studente si confronta con project work concreti, casi aziendali reali, visite in impresa e laboratori pratici, come l’i-FAB, una fabbrica simulata dove si sperimentano i processi dell’Industria 4.0, o il Green Transition Hub, per progettare soluzioni sostenibili in ambito economico e industriale. Non è un esercizio teorico: è un allenamento alla complessità, che avvicina alla realtà molto prima del primo contratto di lavoro.
A questo si affianca il percorso PRO – Professional and Personal Skills Development, un programma strutturato per lo sviluppo delle soft skills. Non un workshop una tantum, ma un vero e proprio filone formativo che attraversa i corsi e si integra con le attività accademiche. Perché alla LIUC la consapevolezza personale, la capacità relazionale, il pensiero critico e l’adattabilità sono considerate competenze fondamentali, esattamente come la statistica o l’economia aziendale.
E poi c’è il rapporto continuo con le imprese. Partecipano alla progettazione didattica, propongono casi, ospitano visite, offrono stage e opportunità di placement. Questo permette agli studenti LIUC di mettere in pratica subito ciò che imparano e di iniziare a costruire il proprio futuro professionale già durante il percorso universitario.
In un tempo in cui è facile illudersi di sapere, LIUC costruisce competenze reali, durature, spendibili nel mercato del lavoro.
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